Il presidente del Chelsea si è dimesso. Annullato il Gran Premio di Sochi. Il tennista russo Rublev: “No war please”
Il mondo dello sport ha reagito alla guerra in corso tra Russia e Ucraina. Nel weekend, i vertici dello sport hanno adottato decisioni contro le federazioni russe, e anche numerosi atleti hanno preso posizione contro l’invasione dell’Ucraina.
La Uefa ha deciso che la finale di Champions League non si disputerà più a San Pietroburgo, ma a Parigi. Dalla reazioni non sono esenti le qualificazioni ai mondiali: la Polonia non vuole giocare il 24 marzo contro la Russia. Anzi, contro la Football Union of Russia la Fifa ha abolito l’uso di nome, bandiera e inno russo. Le loro partite si giocheranno in campo neutro e senza spettatori.
Il 26 febbraio, com’è noto, il presidente russo del Chelsea, Roman Abramovich, ha rassegnato le dimissioni dal vertice del club inglese proprio a causa delle forti tensioni in Europa che inevitabilmente si sono riverberate nel mondo dello sport. In campo nazionale tutte le partite del 27esimo turno di Serie A sono state posticipate di cinque minuti in segno di protesta.
Netta la presa di posizione della Federazione internazionale dell’automobile che ha annullato il gran premio di Russia, in programma a Sochi a fine settembre e la scuderia Haas, intanto, ha rimosso lo sponsor russo Huralkali.
Un messaggio chiaro è arrivato nel corso torneo di tennis in corso a Dubai dove l’atleta russo Rublev, al termine della vittoriosa semifinale, ha scritto “No war please” sulla telecamera.