L’ex consigliere regionale ha rivelato un accordo con Michele Emiliano per indebolire il centrodestra nelle elezioni amministrative che hanno ricandidato Antonio Decaro
(Giacomo Olivieri nella Foto di Repubblica Bari)
“Il mio ruolo era indebolire il centrodestra”: è quanto ha dichiarato Giacomo Olivieri, 65 anni, ex consigliere della Regione Puglia accusato di voto di scambio di politico-mafioso e concussione, ieri durante l’interrogatorio con il GUP, Giuseppe De Salvatore. L’uomo, in carcere dal 26 febbraio 2024, ha parlato di un accordo con il presidente di Regione, Michele Emiliano, per orientare le elezioni amministrative del 2019. A quei tempi, Olivieri avrebbe dato “soldi e regali” per portare più gente possibile alle primarie del centrodestra, suo schieramento politico, per votare Pasquale Di Rella contro Fabio Romito. L’obiettivo era quello di presentare un candidato più debole contro Antonio Decaro, in corsa per il centrosinistra, per le elezioni del nuovo sindaco di Bari. Ed effettivamente così è andata: Di Rella ha vinto le primarie, e poi ha perso la corsa a Palazzo di Città con il sindaco uscente, che è stato rieletto con il 66% dei voti.
Ma c’è dell’altro. Secondo questo presunto accordo, contro il quale Emiliano si è subito scagliato parlando di calunnie, i candidati eletti nella lista di Di Rella, tra cui Carmen Lorusso, moglie di Olivieri, sarebbero dovuti passare alla maggioranza. Cosa che anche in questo caso si è verificata. La questione è spinosa perché c’è anche il sospetto di aver raccolto voti dai clan mafiosi di Bari, Parisi, Strisciuglio e Montani. Tra questi spiccano i nomi di Tommaso Lovreglio, nipote del boss “Savinuccio” Parisi, Gaetano Strisciuglio e Bruna Montani. Olivieri, seppure ha confessato di aver pagato, e per questo ha “chiesto scusa alla città, ha anche negato il legame con la malavita. L’uomo ha anche parlato del ruolo delle municipalizzate nell’orientamento delle elezioni politiche. Primo fra tutti il caso dell’Amtab, la municipalizzata dei trasporti al centro dell’inchiesta Codice Interno, che faceva capo al clan Parisi.
La replica di Michele Emiliano non si è fatta attendere: “Vedo che il centrodestra barese continua a servirsi delle bugie di un criminale reo confesso che loro stesso hanno reclutato nella loro coalizione”. Poi ha annunciato una querela.