Uccise la moglie a coltellate:
spedizione punitiva in cella

di Antonio Solazzo

L’uomo, 57 anni, sarebbe stato aggredito nel carcere di Taranto dai detenuti. Secondo i suoi avvocati, avrebbe ricevuto minacce prima del trasferimento nel capoluogo ionico: «Episodio di una gravità inaudita»

Sarebbe una spedizione punitiva la causa dell’aggressione subita nel carcere di Taranto da Albano Galati, il 57enne che lo scoro 16 marzo uccise la moglie Aneta con 29 coltellate. L’uomo, originario di Taurisano in provincia di Lecce, sarebbe stato picchiato da un gruppo di detenuti all’interno della sua cella e avrebbe riportato forti traumi lacero-contusi al volto e contusioni al corpo. L’episodio risalirebbe alla scorsa settimana, ma è stato reso noto nella giornata di ieri.

Già prima del suo recente trasferimento dal carcere di Foggia alla casa circondariale di Taranto, l’uomo avrebbe ricevuto minacce e sarebbe stato esortato ad andare via perché non gradito. «Siamo allibiti e amareggiati per un episodio di violenza selvaggia che poteva e doveva essere prevenuto», hanno spiegato gli avvocati in una nota. «Non era difficile immaginare che, a causa del reato contestatogli, sarebbe stato immediatamente attenzionato. Parliamo di un episodio di una gravità inaudita». Puce e Micaletto hanno fatto riferimento alle responsabilità gestionali del carcere del capoluogo ionico e hanno inviato istanza istruttoria al ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

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