Il ministro Speranza chiarisce con la Commissione. Il capo del governo italiano incassa a Bruxelles l’ok alle misure dal Consiglio Ue
Il naso storto si è raddrizzato: dopo un breve braccio di ferro tra Roma e Bruxelles, l’Europa accetta la linea del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sulle precauzioni anti-Covid previste per gli arrivi in Italia. Anche dai paesi dell’Unione. Tamponi per i vaccinati alle frontiere e, per chi non ha ricevuto le dosi previste, scatta l’obbligo di quarantena per cinque giorni.
Fino a mercoledì pomeriggio, la Commissione Ue si era mostrata scettica sulla rigidità del provvedimento licenziato dall’esecutivo nazionale martedì scorso. La disputa con la Commissione si è conclusa mercoledì pomeriggio. A sanare la frattura è stato un colloquio tra il ministro della Sanità, Roberto Speranza, e la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides.
Ieri, inoltre, Draghi ha incassato l’assenso dai colleghi del Consiglio Europeo. Tanto che adesso si pensa di estendere la durata del Green Pass a nove mesi in tutti gli Stati membri e la stessa Commissione ha preso in considerazione la possibilità di effettuare i tamponi alle frontiere dei 27 Paesi. «Difendo il sistema sanitario italiano messo sotto pressione dell’epidemia», ha detto Mario Draghi.
Il caso britannico, l’avanzata della variante Omicron e il progressivo aumento di contagi nel vecchio continente rende necessaria una riflessione sull’adozione di misure adeguate. E, in tal senso, ora l’Italia viene considerata una realtà all’avanguardia. Grecia ed Estonia hanno seguito l’esempio, mentre ci pensa la Svezia. Francia e Germania, invece, rispettano la decisione di Draghi, ma annunciano l’obbligo dei tamponi ai confini solo per i paesi extraeuropei. Solo il leader del Lussemburgo ha preso le distanze dall’ordinanza del governo italiano.
Infine, il documento finale stilato a coronamento del Consiglio prevede la sola necessità di «coordinamento» tra i Paesi, per facilitare il rapporto con i rispettivi cittadini.