La Siria ha un nuovo capo del governo: è Muhammad al Bashir. Quarantadue anni e uomo dell’HTS (il principale gruppo di milizie che ha sovvertito il regime di Assad), Al Bashir guiderà un esecutivo provvisorio che dovrebbe rimanere in carica fino a marzo. Il nuovo premier era già a capo del “governo” di Idlib, la regione nel Nord-Ovest della Siria sotto il controllo delle milizie a partire dal 2017.
Ci sarà un nuovo Stato Islamico? È la domanda che aleggia sul futuro della Siria. Le milizie di HTS nelle città conquistate si stanno dimostrando tolleranti: nessuna violenza, per esempio, nei confronti delle minoranze cristiane. Rassicuranti anche le dichiarazioni di Al-Bashir in un’intervista rilasciata al Corriere. Quasi a tranquillizzare la comunità internazionale – visto il passato estremista delle milizie – il nuovo primo ministro ha manifestato l’intenzione di garantire a i diritti “di tutte le genti e tutti i popoli della Siria”.
Le parole, però, lasciano il tempo che trovano. D’altronde, rassicuranti volevano essere anche le dichiarazioni dei talebani nell’Afghanistan del 2021, dopo la conquista del Paese e la cacciata delle forze occidentali. E se da una parte è vero che in Siria le milizia HTS hanno già dimostrato un certo grado di tolleranza, dall’altra però non sono mancate le esecuzioni sommarie contro esponenti del regime di Assad.