Si è aperta la crisi siriana
e l’Italia chiude le “porte”

di Maria Antonietta Mastropasqua

Si è aperta la crisi della Siria è in crisi, si sono chiuse le porte dell’Italia. Il regime di Assad è caduto in 10 giorni e da palazzo Chigi la decisione non si è fatta attendere: non saranno più accettate le richieste d’asilo da Siriani. I procedimenti pendenti, congelati. «Assoluta priorità all’incolumità dei civili», ha dichiarato il governo, aggiungendo che «particolare attenzione è stata riservata alla sicurezza dei cittadini italiani, alla tutela dei cristiani e di tutte le minoranze». Eppure bloccare la richiesta di asilo potrebbe non sembrare la mossa migliore per proteggere le minoranze.

Quello rovesciato dalle milizie di HTS (Hay’at Tahrir al-Sham) è un regime autoritario e repressivo: Assad doveva la sua sopravvivenza all’aiuto della Russia, dell’Iran e delle milizie di Hezbollah, tutte potenze ora troppo impegnate con i rispettivi conflitti per intervenire. Nonostante questo, e nonostante le strade per la Siria siano bloccate dal traffico di Siriani che rientrano in patria, non si hanno certezze che la transizione sarà pacifica né che il nuovo governo rispetterà minoranze e diritti umani.

Non riconoscere il diritto d’asilo, d’altra parte, è contrario in primis alla Costituzione Italiana; poi alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea; in ultimo, alle Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu.

L’Italia non è stata l’unica ad adottare questa decisione perché lo hanno fatto anche Germania, Austria, Regno Unito e Svezia.

Foto: Ansa

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