La decisione presa nel 2011 da Merkel. Il governo Scholz rifiuta la richiesta di una seconda proroga
Conto alla rovescia per la chiusura delle ultime tre centrali nucleari attive in Germania. Lo stop alle attività è previsto per il fine settimana. È il frutto della decisione presa nel 2011 dal governo Merkel, dopo il disastro di Fukushima, in Giappone. Una posizione a cui, oggi, il governo tedesco di Olaf Scholz ha dato esecuzione, rifiutando la richiesta di un ulteriore rinvio allo stop dei reattori Emsland, Neckarwestheim e Isar II. A causa della crisi energetica determinata dall’invasione russa in Ucraina, infatti, la fine delle attività era già slittata al 15 aprile 2023. La chiusura era inizialmente prevista per la fine dello scorso anno. «L’abbandono del nucleare entro il 15 aprile, cioè questo sabato, è un fatto compiuto»: queste le parole di Christiane Hoffmann, portavoce del cancelliere.
A essere contrari allo spegnimento delle centrali sono sia l’opposizione sia alcuni esponenti dei Fdp, il partito liberale che fa parte della coalizione di governo. Per loro, infatti, si sarebbe dovuta concedere un’ulteriore proroga. Secondo i critici, inoltre, lo stop ai reattori imporrebbe al Paese di continuare a rifornirsi di energia da impianti a combustibili fossi, ancor più impattanti sull’ambiente e maggiormente responsabili del cambiamento climatico.
La risposta alle perplessità è arrivata da Beate Baron, portavoce del ministro dell’Economia Robert Habeck (nonché leader dei Verdi). Secondo le sue parole, il governo tedesco vorrebbe una graduale introduzione dell’utilizzo di idrogeno, prodotto senza emissioni.
Fonte foto: eHABITAT