Capolarato a Foggia: 7 arresti
sigilli a due aziende agricole

di Francesco Maria Ventrella
Foto di: LaRepubblica.it

Avrebbero costretto migranti, privi di permesso di soggiorno, a pagare i datori di lavoro per raggiungere i campi. É quanto emerso dall’indagine “Caronte”, nome che, spiegano i carabinieri, deriva dall’obolo che i braccianti, quasi tutti abitanti nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, erano costretti a pagare per essere accompagnati “nell’inferno dei campi ardenti, a bordo di automezzi fatiscenti e illecitamente modificati per consentire l’alloggiamento di un numero superiore di persone”.

L’ operazione ha portato all’arresto di sette persone, di cui due in carcere e cinque ai domiciliari, e al sequestro di due aziende agricole. Le accuse a loro carico sono di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro e impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno. Le ordinanze sono state eseguite tra Manfredonia, Zapponeta, Matera e la provincia di Monza e Brianza. Inoltre, i caporali, pretendevano che ogni bracciante riempisse in otto ore almeno 56 cassette con i prodotti agricoli. Quando uno di loro non raggiungeva l’obiettivo, il lavoro di tutti continuava.

“Lo sfruttamento del lavoro e il caporalato sono fenomeni criminali che impongono condizioni di vita degradanti. Dinamiche che non solo ledono la dignità delle persone, ma che danneggiano le imprese che scelgono di operare nella legalità e sono spesso funzionali ad alimentare gli interessi economici delle criminalità organizzata che, in alcuni settori, sfrutta senza scrupoli anche manodopera di migranti irregolari”: così ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, presente ieri a Foggia al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

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