Foto: Un momento della protesta in Parlamento
Il governo non ha chiarito i dubbi sul caso del torturatore libico. L’informativa dei ministri Nordio e Piantedosi ha fatto emergere altre incongruenze
“Meloni la patriota in fuga”: è una delle scritte sui cartelli comparsi in aula nelle mani dei parlamentari del Pd mentre quelli del Avs (Alleanza Verdi e Sinistra) hanno mostrato foto di prigionieri torturati nel carcere di Mitiga. È questa l’accoglienza che le opposizioni hanno riservato alla Camera e al Senato ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sul caso Almasri. Altri momenti di tensione sono stati suscitati dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che è restata a casa dichiarando: ”Lavoro sulle priorità”.
Nel suo intervento il Ministro Nordio ha sottolineato diverse criticità nel mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) nei confronti di Almasri. A cominciare dal fatto che il documento redatto in inglese senza traduzione presentava incongruenze temporali riguardo ai crimini contestati e difetti formali inficiandone la validità. Nordio ha poi affermato che il ruolo del Ministro non è quello di semplice “passacarte”, ma implica una valutazione approfondita delle richieste, sottolineando la necessità di interloquire con altri organi dello Stato in presenza di anomalie.
Piantedosi ha aggiunto che Almasri non è mai stato un interlocutore del governo italiano in materia di gestione dei flussi migratori giustificando l’espulsione del generale libico con esigenze di sicurezza nazionale e evidenziando la pericolosità del soggetto. Di fatto ha negato qualsiasi forma di pressione o ricatto nei confronti del governo durante la gestione della vicenda.
La seduta si è conclusa in un clima di forte tensione tra maggioranza e opposizione, lasciando aperti numerosi interrogativi sulla gestione del caso Almasri e sulle implicazioni per la politica estera e interna del Paese Italia.