(Foto: La Gazzetta del Mezzogiorno)
«Tutti sapevano come stavano le cose», così Francesco Bellomo si difende su Rai 3. Ospite di Giletti ieri in prima serata, l’ex magistrato barese ha raccontato il suo punto di vista sullo scandalo “dress-code”.
Al centro del vaso di Pandora scoperchiato 8 anni fa c’è la sua scuola di preparazione al concorso in magistratura, e le allieve a cui venivano imposti tre diversi modi di vestirsi, a seconda delle occasioni. Per gli eventi burocratici le studentesse potevano scegliere tra una gonna sopra il ginocchio e pantaloni aderenti, da abbinare a camicetta e giacca; per corsi e convegni le opzioni spaziavano da un vestito a una camicia e gonna corta; per eventi mondani, l’outfit “estremo”, maglioncino e minigonna, o vestito molto corto. A seguito dello scandalo è partita una vicenda giudiziaria da cui Bellomo, alla fine, è stato prosciolto, ma comunque espulso dal Consiglio di Stato.
A Lo stato delle cose ieri l’ex consigliere ha ribadito la sua versione: è convinto che nel suo metodo non ci sia niente di marcio, e che comunque tutti, studenti e studentesse, fossero consapevoli. E ne è convinto così tanto da ritenersi vittima di un complotto, e da averci scritto anche un libro, intitolandolo proprio così: “Il complotto”.