“Senza occhiali e in isolamento”
ecco il dramma di Cecilia Sala

di Michele Carpato
Credit: Vanity Fair.it

“Ero incappucciata per andare dalla cella al bagno”: questa una delle frasi che ha detto Cecilia Sala, la giornalista 29enne tenuta in ostaggio per 21 giorni nel carcere di Evin, nel centro di Teheran intervistata da Fabio Fazio. Nel suo racconto la giornalista ha aggiunto: ”Durante gli interrogatori stavo faccia al muro e colui che mi faceva le domande era un uomo che parlava inglese perfetto e conosceva molto bene il nostro Paese perché mi ha chiesto se preferissi la pizza con impasto napoletano o romano”. Gli interrogatori hanno avuto durate interminabili, fino a 10 ore durante le quali i tuoi nervi sono messi a dura prova.

La giornalista 29enne ignora ancora il motivo del suo rapimento e si è ancora soffermata sulla sua drammatica esperienza: “Per passare le interminabili giornate leggevo gli ingredienti del pane o contavo i passi che potevo fare in una cella di 2 metri per 3”. Durante i 21 giorni è stata privata di tutto, dalle lenti a contatto e in quell’ambiente angusto, la giornalista ha trascorso gran parte del tempo da sola. Soltanto negli ultimi giorni, le sono state consegnate degli occhiali, un testo “Kafka on the shore” ed è arrivata un compagna di cella. “Con lei misuravamo le ore in base al riflesso del sole – ha detto Cecilia Sala – che arrivava da una finestrella alla sommità della cella”. Ripensando a quei giorni e alle persone che ha conosciuto, si ritiene molto fortunata perché c’è stata una 70enne che è stata rilasciata dopo più di 500 giorni.

 

 

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