In America “sta prendendo piede un’oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia la nostra intera democrazia, i diritti fondamentali e la libertà”: lo ha detto Joe Biden nel così detto “farewell speech”, l’ultimo discorso alla Nazione da presidente degli Stati Uniti, prima della fine del mandato, il 20 gennaio.
Il commiato, durato circa venti minuti, ha concluso non solo i quattro anni di presidenza, ma anche il suo mezzo secolo di carriera politica. Dalla “sala ovale”, il presidente democratico ha tracciato le linee della sua eredità, rivendicando i successi della sua amministrazione; da ultimo, l’accordo per il cessate il fuoco nella striscia di Gaza. “Il piano è stato sviluppato e organizzato dalla mia squadra, ma sarà realizzato durante la prossima amministrazione” ha dichiarato, facendo riferimento all’imminente insediamento di Donald Trump.
Ancora, ha rivendicato l’aumento del tasso di occupazione durante la sua presidenza, l’approvazione di leggi sul clima e sull’aria pulita, la gestione della pandemia da Covid 19.
Ha, quindi, messo in guardia rispetto alle cose che lo preoccupano: il crollo della libertà di stampa, le piattaforme social che hanno rinunciato al fact-checking e che non vogliono rispondere delle loro azioni. Si è soffermato molto sui rischi della disinformazione, spesso veicolata dai social media. Non ha citato direttamente Trump o Elon Musk, sostenitore numero uno del repubblicano, ma i riferimenti non sono passati inosservati.
Il discorso di Biden chiude un capitolo. Il 20 gennaio Trump diventerà ufficialmente presidente, dando il via ad una nuova e, certamente, diversa America.