Il processo resta a Potenza:
respinto il ricorso per ex Ilva

di Antonio Solazzo

La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibili le richieste di Codacons e Aidma.

Il processo «Ambiente svenduto» resta a Potenza. La Corte di Cassazione, infatti, ha giudicato inammissibili i ricorsi presentati dal Codacons e dall’Associazione Italiana dei Diritti del Malato (Aidma): il reato di disastro ambientale contestato all’ex Ilva, quindi, sarà discusso lontano da Taranto.

Tutto è iniziato lo scorso 13 settembre quando la Corte d’Assise d’Appello di Taranto ha annullato la sentenza emessa dai giudici di primo grado nel maggio del 2021. L’annullamento ha azzerato il processo e ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Potenza per la presenza – tra le oltre mille parti civili – di due ex magistrati onorari di Taranto: entrambi avevano lasciato da tempo i loro incarichi, ma erano in servizio nel periodo in cui sono avvenuti i fatti contestati. A metà ottobre, poi, si è pronunciato il gip di Potenza, Ida Iure, che ha confermato il capoluogo lucano come sede del processo.

Il processo di primo grado per il reato di disastro ambientale in seguito alle emissioni velenose dell’ex Ilva si era concluso il 31 maggio del 2021 con 26 condanne. Le più gravi (22 e 20 anni di reclusione) erano state disposte per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori; il 13 settembre scorso, però, la sentenza è stata annullata e trasferita in Basilicata.

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