Xylella, da uno studio dubbi
sul piano di contrasto

di Antonio Solazzo

A cura di Antonio Solazzo e Mariarosaria Coppola

Dieci anni contro la Xylella: è tempo di bilanci. Lo spunto per tirare le fila lo fornisce uno studio pubblicato il 31 gennaio 2024 sul Journal of Phytopathology a cura di Margherita Ciervo, professoressa associata di geografia economico-politica presso l’Università di Foggia e di Marco Scortichini, batteriologo vegetale del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Roma. Il dubbio che emerge dopo più di un decennio di monitoraggio intensivo delle piante di ulivo in Puglia riguarda il “successo” strategico contro il batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca, che è stato accusato di causare il cosiddetto “complesso del disseccamento rapido dell’ulivo”, abbreviato in Codiro. Attraverso la testimonianza basata su dati validati dalla Regione Puglia, si stigmatizza l’eccessivo abbattimento di ulivi rispetto alla bassa incidenza batterica. Dai risultati dello studio si legge che Xylella fastidiosa subspecie pauca (Xfp) è stato individuato a un tasso molto basso e che la media di Xfp nelle aree monitorate è dell’1,18%, con una gamma ancora più bassa nei campi recenti. Nonostante ciò, gli abbattimenti sono avvenuti in massa. Sembra, dunque, che la strategia abbia trascurato l’effettiva diffusione del batterio.

Il numero crescente degli abbattimenti a causa della “regola dei 50 metri” ha portato allo sradicamento di ogni pianta attorno a un albero infetto, totalizzando oltre 5.000 arbusti abbattuti negli ultimi due anni. Molti di questi sono ulivi storici e monumentali che formano – anzi, formavano – la spina dorsale del paesaggio e dell’economia rurale pugliese. Il disseccamento non è correlato alla Xylella? In molti casi, non sono stati identificati stimoli del batterio in ulivi che mostrano sintomi di disseccamento. Studi recenti suggeriscono che altri elementi, come funghi capaci di attaccare rapidamente, possano avere un ruolo nel Codiro. Ciò posto, è la Xylella ad assumere l’unico ruolo patogeno e richiede una riconsiderazione delle attuali teorie e strategie di risposta. In secondo luogo, la questione che si riferisce all’impatto degli alberi asintomatici: i modelli epidemiologici dimostrano che gli ulivi asintomatici non contribuiscono alla diffusione della Xylella, smantellando la necessità di una sradicazione irretita, intesa come un tentativo di estirpare o rimuovere qualcosa che è stato “intrappolato” o compromesso in una situazione complessa, difficile da rimuovere. A fronte di tutto questo, secondo quanto emerso dallo studio Scortichini-Ciervo, la “regola dei 50 metri” sembra eccessiva e dannosa.

L’ombra della Xylella sull’economia e sul territorio pugliese è soltanto l’ultimo di una serie di stravolgimenti che l’agricoltura e l’equilibrio ecologico della regione hanno dovuto subire. Il secolare patrimonio di ulivi millenari, dal punto di vista storico e culturale intoccabile (la Regione Puglia con la legge regionale 14/2007, tutela e valorizza gli alberi di ulivo monumentali, anche isolati, in virtù della loro funzione produttiva, di difesa ecologica e idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale), è stato raso al suolo in nome di una sicurezza fitosanitaria che oggi appare traballante. Spopolamento delle campagne, svalutazione dei terreni e concentrazione delle proprietà nelle mani di grandi investitori: sono soltanto alcune delle conseguenze della gestione dell’emergenza. È inevitabile il richiamo a un aggiornamento delle misure di contenimento: alla luce delle nuove evidenze, infatti, è necessario rivedere e resettare le strategie di intervento. Anche l’International Standard for Pathogen Measures consiglia di rivalutare periodicamente le misure di contenimento, cambiandole quando le condizioni sul terreno cambiano o nuove informazioni emergono. Dopo dieci anni di lotta alla Xylella, il territorio pugliese è seriamente danneggiato e si sollevano molte perplessità in merito all’efficacia delle misure adottate. Le comunità locali pretendono risposte e maturano un crescente bisogno di un’azione più mirata e sostenibile per proteggere il paesaggio e l’economia rurale.

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