Se passasse il decreto Cutro cambierebbero le norme in materia di protezione speciale. Quest’ultima potrà essere rinnovata soltanto per sei mesi e non potrà più trasformarsi in un permesso di lavoro. Stesso trattamento dovrà essere effettuato anche per le calamità e le cure mediche. Su questo i sindaci del Pd a guida di alcune grandi città non ci stanno e hanno lanciato l’allarme sul rischio di smantellamento del sistema di accoglienza.
I primi cittadini di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Firenze, in un documento congiunto, chiedono un ripensamento sul tema oltre all’introduzione dello ius scholae, fonte e garanzia di diritti e integrazione ai migranti. Dovrebbe essere superata, secondo i sindaci Dem, la logica dell’emergenza e per questo sono nettamente contrari al commissionario per i migranti fresco di nomina, Valerio Valenti. Secondo i sindaci, insomma, si dovrebbe partire dalla regolarizzazione dei migranti già presenti sul territorio italiano.
Tra domani e mercoledì è atteso in Aula il cosiddetto decreto Cutro. Il provvedimento era stato varato nella cittadina calabrese dopo la strage in mare, in cui morirono più di 90 migranti. Quasi 350 proposte di modifica delle opposizioni da votare unito al sub-emendamento della maggioranza che andrebbe a restringere ulteriormente la protezione speciale. “La protezione speciale non esiste a livello europeo, l’Italia non può accogliere da sola i migranti che arrivano da ogni dove”, ha ribadito Matteo Salvini. “Una misura urgente e indispensabile” – tuona Maurizio Gasparri (FI), primo firmatario della proposta – “l’uso strumentale della protezione umanitaria ha praticamente attuato una sanatoria permanente”.