Sarebbe stato un gruppo pro-Ucraina a sabotare lo scorso anno i Nord Stream, i gasdotti che collegano la Russia all’Europa. La rivelazione è contenuta in un rapporto dell’intelligence americana riportato dal New York Times. I funzionari statunitensi citati dal giornale hanno dichiarato di non avere alcuna prova che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky o i funzionari del governo di Kiev fossero coinvolti nell’operazione. Il consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, ha assicurato che Kiev “non è stata assolutamente coinvolta”.
L’Ucraina e i suoi alleati, sempre citando il rapporto statunitense, sono considerati tuttavia come i potenziali attentatori. È infatti noto che da anni si oppongono al progetto, ritenendolo una minaccia per la sicurezza nazionale perché permetterebbe alla Russia di vendere più facilmente gas all’Europa.
“Sull’incidente al Nord Stream ci sono tre inchieste in corso, ancora non si è arrivati ad una conclusione, aspettiamo la fine delle indagini” ha dichiarato il portavoce per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby. “A quanto ne sappiamo, come ha detto già il presidente Biden, è stato un sabotaggio”, ha aggiunto.
Sulla responsabilità dell’attacco, da Mosca a Kiev, da Londra a Washington, sono rimbalzate numerose ipotesi. Nelle scorse settimane il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha affermato che il sabotaggio al Nord Stream 1 e 2 era stato un “atto di terrorismo” non solo contro la Russia, ma anche contro la Germania, che è stata “umiliata”. Il ministro russo ha infatti rincarato la dose di accuse nei confronti degli Stati Uniti, sottolineando che “vogliono risolvere non solo la questione russa ma anche quella tedesca, in modo che Berlino non abbia mai più un ruolo” sulla scena internazionale.