Qatargate: Eva Kaili resterà
in carcere per un altro mese

di Francesco Maria Ventrella
L’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, foto di: LaRepubblica.it

L’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, coinvolta nello scandalo Qatargate, dovrà restare ancora in carcere per almeno un altro mese. La decisione è stata presa dalla Camera di Consiglio del Tribunale di Bruxelles e resa nota dalla procura federale del Belgio. Kaili, al momento nel carcere di Haren dal 9 dicembre scorso, aveva chiesto i domiciliari che per la seconda volta le sono stati negati.

Nel pomeriggio, al termine dell’udienza di convalida del carcere, uno dei due avvocati dell’europarlamentare, Michalis Dimitrakopoulos, aveva denunciato ai cronisti le condizioni della sua assistita: “Dal pomeriggio di mercoledì 11 gennaio al venerdì 13 gennaio Eva Kaili è stata messa in isolamento. È stata tenuta per 16 ore in una cella di polizia, non in prigione, al freddo, le è stata negata una seconda coperta, hanno preso il suo cappotto, la luce era costantemente accesa, non permettendole di dormire, ha avuto le mestruazioni e non le è stato consentito di lavarsi. Questa è tortura”.

Il legale ha aggiunto: “Eva Kaili è accusata ma c’è sempre la presunzione di innocenza. Siamo in Europa, questi atti violano la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questo è il Medioevo”. In sei settimane di detenzione, sottolineano gli avvocati, la politica greca ha potuto vedere la figlia di 23 mesi soltanto due volte. Tale scelta è stata definita dai suoi legali come “una rottura con il buonsenso in relazione alla situazione”. Gli avvocati dell’ex vicepresidente dell’Europarlamento continuano infatti a chiedere la sua scarcerazione “con misure alternative come il braccialetto elettronico o altre simili”. Hanno anche ribadito l’innocenza della loro assistita e sottolineato come Kaili non abbia “avuto alcuna collaborazione” con l’ex eurodeputato di Articolo Uno (gruppo europeo S&D) Pier Antonio Panzeri, che ha scelto di firmare un accordo con gli inquirenti in cambio dello sconto della pena.

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