Da oggi è in vigore il decreto con cui Vladimir Putin obbliga i cosiddetti “paesi ostili” alla Russia a pagare in rubli le loro forniture di gas. Un provvedimento come un’arma per distinguere i Paesi amici da quelli nemici. I primi, grazie a permessi speciali, potranno continuare a pagare le forniture in dollari o euro. Per i secondi l’unica soluzione sarà il rublo. Una richiesta inaccettabile per molti Paesi europei, come stanno ribadendo da giorni Francia e Germania. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi lo ha sottolineato con nettezza. I leader europei sospettano il bluff di Mosca anche se temono l’escalation. Un blocco alle forniture causerebbe uno shock energetico enorme. Dalla Commissione europea si starebbe valutando l’adozione di altre sanzioni economiche. “Nessuno ci vende niente gratis e noi nemmeno faremo opere di carità”, ha detto il capo del Cremlino.
Paolo Gentiloni, commissario per l’economia europea, è netto: “I contratti devono essere rispettati e nei contratti esistenti non c’è l’obbligo di pagare in rubli. Non ci faremo ricattare da Mosca”. Intanto la notte scorsa la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola è andata a Kiev per mostrare la vicinanza dell’Europa all’Ucraina.