Fifa, Uefa, Rublev e F1:
lo sport reagisce alla guerra

di Emanuele Palumbo

Il presidente del Chelsea si è dimesso. Annullato il Gran Premio di Sochi. Il tennista russo Rublev: “No war please”

Il mondo dello sport ha reagito alla guerra in corso tra Russia e Ucraina. Nel weekend, i vertici dello sport hanno adottato decisioni contro le federazioni russe, e anche numerosi atleti hanno preso posizione contro l’invasione dell’Ucraina.

La Uefa ha deciso che la finale di Champions League non si disputerà più a San Pietroburgo, ma a Parigi. Dalla reazioni non sono esenti le qualificazioni ai mondiali: la Polonia non vuole giocare il 24 marzo contro la Russia. Anzi, contro la Football Union of Russia la Fifa ha abolito l’uso di nome, bandiera e inno russo. Le loro partite si giocheranno in campo neutro e senza spettatori.

Il 26 febbraio, com’è noto, il presidente russo del Chelsea, Roman Abramovich, ha rassegnato le dimissioni dal vertice del club inglese proprio a causa delle forti tensioni in Europa che inevitabilmente si sono riverberate nel mondo dello sport. In campo nazionale tutte le partite del 27esimo turno di Serie A sono state posticipate di cinque minuti in segno di protesta.

Netta la presa di posizione della Federazione internazionale dell’automobile che ha annullato il gran premio di Russia, in programma a Sochi a fine settembre e la scuderia Haas, intanto, ha rimosso  lo sponsor russo Huralkali.

Un messaggio chiaro è arrivato nel corso torneo di tennis in corso a Dubai dove l’atleta russo Rublev, al termine della vittoriosa semifinale, ha scritto “No war please” sulla telecamera.

 

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